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Intervista a STEFANO COLLI, voce d’Italia tra sensibilità, mente e talento

Cantautore, performer, attore. Prima di ogni cosa, un artista a tutto tondo che ha fatto tesoro del suo talento, trasformandolo in musica ed emozione.

Inizia la sua carriera artistica a 17 anni, affiancando Iskra Menarini – la storica vocalist di Lucio Dalla – e avvicinandosi, parallelamente, al mondo dei musical con Lorenzo Scusa e Francesca Folloni, membri del noto gruppo comico musicale-teatrale “Oblivion”, nonché con il performer canadese Robert Steiner.

Una carriera che, da allora, non ha visto più confini. Nel 2015 pubblica il suo primo singolo, “Indifferente”, scritto con Renato Droghetti e Gianluca Fantelli, facendo allo stesso modo approdare la propria voce in innumerevoli eventi, concerti, musical e Festival, ricevendo premi e riconoscimenti tra i quali, per citarne solo due, quello di Finalista 58° Festival di Castrocaro (Rai1) e il Premio della Critica – Festival degli Autori di Sanremo 2011 .

Ormai sempre più presente nei nostri schermi, grazie anche alla partecipazione a The Voice of Italy, nel “Team Gigi”, Stefano Colli si è rilevato, al di là dell’artista, una persona di un cuore straordinario e di uno spiccato umorismo, come sono sicura riscontrete tra le sue parole.

Ciao Stefano, grazie per aver accettato questa intervista a cui tengo particolarmente.
Mi preme iniziare citandoti:  ‘Guarda la notte e impara a vivere, guarda la notte e impara a sorridere’.
Non è solo il ritornello della tua canzone, ‘Guarda la notte’, ma è anche e soprattutto un Mondo in cui hai racchiuso una storia.
Quale racconto è inciso in queste parole e in questa melodia?

Ciao a tutti! Sono contento che tu abbia citato il testo del ritornello, perché secondo me, in quelle parole semplici ed estremamente complesse al tempo stesso, è racchiuso un po’ il senso di tutto il brano e di quello che l’incontro con Gianluca mi ha trasmesso.

“Guarda la Notte” nasce da un testo di Gianluca Fantelli, amico e autore di rara sensibilità artistica, che ci è stato portato via dalla SLA nel 2016. Gli avevo chiesto di raccontarmi una storia e lui mi ha donato tanto della sua. Il testo parlava da solo e metterlo in musica è stato davvero “naturale”, infatti io e Mattia Pallotti (pianista con il quale ho composto la parte musicale) non abbiamo apportato nessuna modifica alla stesura originale e, personalmente, era la prima volta che mi capitava! Per dare la perfetta veste al pezzo è intervenuto il mio produttore artistico Giancarlo Di Maria con il suo arrangiamento intenso e magico ma anche potente e teatrale. Un bellissimo lavoro di squadra insomma! Quando Gianluca lo ha sentito si è profondamente commosso e mi ha scritto una bellissima mail… questa è stata la mia più grande soddisfazione.

Gianluca Fantelli, come dicevamo, è stata una persona, al di là dell’artista, che ti ha insegnato tanto, la cui conoscenza ha significato molto per te. Quale ricordo conservi più gelosamente nel tuo cuore di lui e delle sue parole?

Ricordo che proprio durante il nostro primo incontro (lui si trovava già in uno stadio avanzato della malattia) poco dopo essersi presentato mi ha detto: “Bene, adesso dimmi… perché sei qui? Che cosa vuoi da me?”.
Io ho sorriso e gli ho risposto: “Voglio che mi scrivi  un pezzo!”.
Mi ha fatto riflettere sull’importanza del tempo che abbiamo a disposizione e la sua autoironia mi ha conquistato da subito! Era molto pignolo ed esigente: prima di iniziare a lavorare insieme ha voluto mettermi alla prova affidandomi un brano del suo repertorio da reinterpretare e ha drasticamente bocciato le prime due versioni che gli ho mandato, alla terza però sono riuscito a convincerlo!

Ma Stefano Colli non è solo questo. La tua carriera artistica è infatti iniziata a soli 17 anni, quando hai affiancato Iskra Menarini, storica vocalist di Lucio Dalla. Che ricordi hai di tale esperienza e come ti sei trovato ad affrontare tale prova, ancora così giovane? Era ciò che sognavi da bambino?

Ricordo che Iskra era reduce dalla sua partecipazione al Festival di Sanremo 2009 con Lucio Dalla e mi ha scelto, insieme ad un gruppo di giovani cantanti, per seguirla in tournée. E’ stata un’emozione indescrivibile calcare quei palchi importantissimi, ero giovanissimo e alle mie prime esperienze, è stata una grande scuola per me! Ho avuto l’opportunità di incontrare artisti immensi come Dalla e De Gregori e di condividere il palco con i Pooh, Marina Rei, solo per citarne alcuni.
Sono profondamente grato ad Iskra per avermi dato questa opportunità rara e per tutto quello che mi ha insegnato e trasmesso, a partire dall’importanza della “contaminazione” sia musicale, che culturale, che è sempre sinonimo di arricchimento e crescita.

Ci sono altri artisti di cui ti sei nutrito o che, in un modo o nell’altro, hanno influenzato la tua carriera artistica?

Ho sempre ascoltato moltissimo cantautorato italiano: da Lucio Dalla, Gino Paoli, Franco Battiato, fino a Niccolò Fabi, Max Gazzè e Levante. Un mio grande punto di riferimento è Michael Bublè, che considero oltre che una grande voce, anche un grandissimo showman: un maestro nel gestire un palcoscenico con classe ed energia! Però mi piace spaziare, informarmi ed esplorare anche generi apparentemente più “lontanti” da me. La curiosità è molto importante in questo lavoro, anzi nella vita in generale: porta a crescere e continuare a sperimentarsi e mettersi in gioco.

Canterville”, “Rent-Misura la vita in amore”, “Artemisia”, “Sogno di una notte di mezza estate”, “Georgie – il musical”, “La principessa sul pisello – il musical“.
Cito alcuni dei musical a cui hai partecipato a livello nazionale. Quali emozioni credi sia in grado di dare tale genere di spettacolo, differentemente dal teatro classico o un concerto?

Il Musical è una disciplina tanto bella quanto complessa, nella quale coesistono diversi tipi di linguaggi e tecniche artistiche: recitazione, canto e danza. Come tale, richiede una preparazione piuttosto elaborata e tanto tanto lavoro costante.

Credo che sia un genere molto sottovalutato e ancora poco conosciuto nel nostro paese. Se parli di musical in Italia subito si pensa a “Grease” e “Mamma Mia!“, che sono spettacoli bellissimi e che hanno saputo conquistare tante generazioni (un po’ come Gianni Morandi! Ahah), però esiste anche molto altro! Questo per dire che il musical non è solo luci, paillettes e “lieto fine”, ci sono spettacoli che usano questo tipo di linguaggio per scavare molto più a fondo, affrontare tematiche scomode e complesse, con lo scopo di farci riflettere oltre che divertire. Penso a titoli come “RENT” (Musical rock basato sulla Bohème di Giacomo Puccini che racconta la storia di un gruppo di giovani artisti e musicisti squattrinati che tentano di sopravvivere alla fine degli anni ’80 nel Lower East Side di New York all’ombra dell’AIDS); “NEXT TO NORMAL” (tra i temi principali del musical ci sono l’elaborazione del lutto, il suicidio, la tossicodipendenza e l’eticità della terapia elettroconvulsivante); “DEAR EVAN HANSEN” (racconta la storia di un liceale che soffre di fobia sociale e si ritrova coinvolto nel suicidio di un compagno di scuola); ma potrei citarne tantissimi altri.

Falezza Stefano

Nel 2015 è stata la volta del tuo primo singolo “Indifferente”, con l’etichetta discografica indipendente SanLuca Sound e scritto con Renato Droghetti e Gianluca Fantelli. Da dove è nato e quanto è cambiata la tua persona e la tua arte da quel momento in poi?

Indifferente” è un brano a cui tengo molto perché, oltre ad essere il primo singolo che ho pubblicato con un’etichetta, rappresenta una forte critica all’indifferenza, che è forse una delle conseguenze più drammatiche della nostra società contemporanea. Siamo talmente sovraccarichi sotto ogni punto di vista: di informazioni, di violenza, strumentalizzazione, da rimanerne assuefatti e di conseguenza, forse a volte anche per difesa, indifferenti. Il discorso naturalmente sarebbe molto più ampio e complesso ma, in sintesi,  credo sia molto importante continuare a indignarsi, stupirsi, emozionarsi e soprattutto cercare di non cadere nella trappola dell’individualismo e dell’egoismo. La musica, il teatro, l’arte e la cultura in genere sono molto importanti anche per questo: ci insegnano ad ascoltare, accogliere la diversità come ricchezza e a metterci nei panni degli altri. Quell’anno poi è arrivata anche la mia prima esperienza televisiva importante: sono stato selezionato tra i 10 finalisti del 58° Festival di Castrocaro e mi sono esibito con un’intera orchestra in prima serata su Rai1, è stato davvero pazzesco!

In questa stagione teatrale 2018/2019 sei impegnato per il secondo anno ne “Il Magico Zecchino d’Oro“: il primo musical realizzato per il sessantesimo anniversario dalla nascita dello Zecchino D’Oro. Di che tipo di spettacolo si tratta?

Abbiamo finito da poco il secondo anno di repliche di questo divertentissimo “Family Show” prodotto da Fondazione Aida di Verona, in collaborazione con l’Antoniano Di Bologna e il Centro Santa Chiara di Trento con oltre 10 mila presenze! La cosa più bella ed emozionante è stato l’affetto incredibile che ci ha regalato il pubblico da Napoli al Trentino. Cantavano con noi dall’inizio alla fine, a volte sembrava quasi un concerto pop ahaha!!

La protagonista della storia è una bambina di nome Alice. Una sera nella sua cameretta precipita dalla luna il magico Zecchino d’oro, con il quale il famoso Omino della Luna manda i sogni a tutti i bambini del mondo mentre dormono. La terribile Strega Obscura è però intenzionata ad impadronirsene. Inizia così un fantastico viaggio in cui i nostri protagonisti incontreranno alcuni dei personaggi più famosi del mondo dello Zecchino d’Oro: il Katalicammelo, il Carciofo bulletto, la Peppina con il suo caffè, il Torero Camomillo e tanti altri.

Le canzoni presenti nel musical danno vita ad un vero e proprio fantasy in grado di divertire i più piccoli. I più grandi rivivono la magia delle canzoni dello Zecchino attraverso un viaggio nei ricordi di uno spaccato indimenticabile della storia del nostro paese!

Solo tre parole, lasciate alla fine: “The Voice of Italy”. Quali parole sceglieresti, dovendo sceglierne tre, per descrivere le emozioni che provi? Dove ti vedremo prossimamente?

Che domanda difficile!! Le emozioni che provo in questo momento sono tantissime, ma proverò a sintetizzarle in tre parole: incredulità, felicità e come ultima parola (se me la concedi!)…Team Gigi! Sono davvero felicissimo dell’esperienza che sto vivendo, si tratta di un’opportunità bellissima e comunque andrà a finire io la mia vittoria l’ho già avuta: duettare con Gigi D’Alessio sulle note di “Caruso” del grande Lucio Dalla!! E’ stata un’emozione indescrivibile e del tutto inaspettata, un momento che non potrò mai dimenticare.

Prima di salutarci, Stefano,  sono solita chiedere un messaggio, un consiglio, una qualsiasi parola per i giovani di oggi, o meno giovani, che temono il futuro. Credi che in Italia sia ancora terra fertile per nuovi talenti e artisti con un sogno nel cassetto?

Il futuro lo temiamo un po’ tutti, è inevitabile. Il nostro è un lavoro che ci porta ad essere molto più proiettati sull’oggi e ci permette di avere poche garanzie riguardo al nostro futuro. Il consiglio che mi sento di dare, che è quello che ripeto anche a me stesso nei momenti un po’ più difficili, è di continuare a lottare, tenere duro sempre e non perdere mai di vista la propria passione o vocazione. Credo fortemente che l’impegno, il duro lavoro, la costanza e la perseveranza, presto o tardi, porteranno a raccogliere tutti i frutti!

Grazie Stefano, é stata, per me, una grande emozione ascoltarti

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