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1° MAGGIO ALL’OPIFICIO DI PIETRARSA LA MEMORIA NON MUORE

Napoli, 1 Maggio 2019

Tra i presenti all’evento; oltre ad Associazioni Culturali e Borboniche una folta delegazione della neonata “CMI” Confederazione dei Movimenti Identitari

Napoli, 01 Maggio 2019

Redazione

Si sono dati appuntamento questa mattina, 1 maggio, al Real Opificio di Pietrarsa, sede della prima ferrovia italiana, la storica Napoli-Portici voluta dai Borbone. Costruito nel 1840, tra Portici e Napoli per volontà di Ferdinando II di Borbone, divenne di fatto la prima fabbrica metalmeccanica del periodo preunitario. Associazioni, storici, Movimenti Meridionalisti, per ricordare un luogo che dal 1840 al 1860; fece registrare numeri importanti in termini di produttività, con i suoi 1050 lavoratori occupati, su di una estensione di 36mila mq. invidiata da tutte le monarchie europee. I dati  riportati, sono riferibili fino al giugno del 1860 (solo 3 mesi prima dell’invasione piemontese condotta da Garibaldi, una vera e propria aggressione senza alcuna preventiva dichiarazione di guerra, evento nefasto condannato da molti stati europei). Si pensi che, nello stesso periodo, l’Ansaldo di Genova occupava a malapena 480 operai; e gli stabilimenti FIAT di Torino non erano esistevano. Come tradizione, da alcuni anni, il 1maggio, diventa meta di sostenitori ed estimatori di quello che fu l’antico Regno delle Due Sicilie, un regno florido, che vide in quel tempo, Napoli terza capitale europea, seconda solo a Londra e Parigi, un primato “inaccettabile per i Savoia, assetati di potere e di conquista, la cui situazione economico finanziaria non era di certo paragonabile neppure minimante a quella dei Borbone. Oggi, a ricordare i 7 caduti (dati ufficiosi) e i 20 feriti (documenti dell’epoca parlavano di oltre 200 morti, caduti sotto al fuoco dei Bersaglieri piemontesi), erano presenti Associazioni di ispirazione Borbonica, con il prof Vincenzo Gulì, dirigenti di Movimenti Meridionalisti , da rilevare la compatta presenza del gruppo dirigente della neonata “CMI” Confederazione dei Movimenti Identitari, tra questi: Sergio Angrisano, Nicola Di Frenna, Mario Stanzione, Gennaro Conte, Luigi Guarino, Domenico Andreotti,e tanti altri. Presenti, anche Associazioni Culturali, tra queste Smile , con la Presidente dott.ssa Rosi Sica e la , il Primo Reggimento Re, Associazione Presieduta dalla Sig.ra Angela Cuccillato.

Gli sconvolgimenti post-unitari, spostarono il baricentro della produzione metal-meccanica nazionale a Genova, con gli evidenti danni all’industria campana, che subì un forte ridimensionamento sui livelli occupazionali, ma anche sulle condizioni lavorative. Furono di fatto operati drastici tagli della forza lavoro, dimezzando il numero degli occupati, anche i salari subirono significativi tagli, i lavoratori, che un tempo vissero momenti di serenità, si ritrovarono con stipendi praticamente da fame. Fu così che, il 6 agosto del 1863, i lavoratori dell’Opificio, stanchi delle vessazioni, indirono quello che sarà poi ricordato come il primo sciopero della Storia di questo Paese. Quello che fu uno dei tantissimi esempi di un Sud all’avanguardia e non retrogrado come storici e politici falsamente raccontano. Esempio ammirato all’estero ed invidiato dal Nord Italia, esempio di tanti primati positivi per tutto il Regno Napolitano, Pietrarsa, fu uno dei tanti simboli dei saccheggi post unitari. Un tempo fiore all’occhiello della lungimiranza Borbonica, per mano dei Savoia divenne simbolo di primati negativi. Fu li che si registrarono le prime vittime della storia operaia; il 6 agosto del 1863, data funesta, persero la vita un numero imprecisato di lavoratori, la cui unica colpa era quella di chiedere un orario di lavoro “umano” e non da schiavi ed una paga equa. Un crimine che resterà pesantemente nella storia dei bersaglieri piemontesi. Un atto tanto grave, quanto criminoso, rappresentò  la premessa per lo smantellamento progressivo dell’Opificio, la produzione , fu di fatto trasferita  al nord “, arricchendo l’Ansaldo e, altre neonate fabbriche del nord, tra cui la Fiat.

Sergio Angrisano

Direttore Editoriale - giornalista televisivo e scrittore