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ECCO CHI FOMENTA LE VIOLENZE DI PIAZZA. SONO I “NOSTALGICI” DEGLI ANNI DI PIOMBO

Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, quello che andava ripetendo sui palchi, con un lessico da far rabbrividire perfino “Nanninell a Vajassa”: “Renzi si deve cacare sotto” (testuale): Quello che fino a qualche anno fa era conosciuto con l’appellativo di “Giggin a manett”, per la sua smania di arrestare chiunque a prescindere, stavolta va oltre. Pretende lo scioglimento di quei partiti e movimenti che, secondo lui, costituiscono un serio pericolo per la democrazia e che, sempre secondo lui, potrebbero andare a ricostituire il defunto Partito Fascista, facendo così eco alla “presidenta” della Camera dei Deputati Laura Boldrini.

Sguardo ed espressioni accomunano Luigi De Magistris alla Boldrini

Se qualcuno cercava ancora i “mandanti morali” (o meglio, “immorali”) dei pestaggi al carabiniere di Piacenza o i devastatori delle città di Macerata, Bologna, Venezia e Napoli, eccoli! Li abbiamo trovati.

 

In queste ore la sinistra ha realizzato che è oramai in caduta libera nei sondaggi e si aggrappa disperatamente al paracadute dell’antifascismo per cercare di salvarsi dall’imminente impatto del 4 marzo prossimo, e già si rivede in brandelli sul selciato della storia. Questo lo scritto che appare oggi sulla bacheca del Sindaco di Napoli a cui tanto stanno a cuore i devastatori dei centri sociali ai quali (fino ad ora) tutto è stato concesso. Finanziamenti; Concessioni e occupazioni abusive che non poco hanno contribuito al fatiscente stato in cui versa la città:

 

“La Costituzione pone fuori legge le organizzazioni che fondano la loro ideologia sul fascismo e, quindi, sull’odio razziale e del diverso come pericolo per la razza ritenuta, in modo aberrante, superiore. Mi chiedo chi aspettano il Ministro dell’Interno e lo stesso Governo per porre fine alla propaganda fascista nel nostro Paese. Napoli è città della resistenza popolare al nazifascismo. Napoli è città medaglia d’oro al valor militare per le quattro giornate del settembre del 1943 quando una rivolta di popolo sconfisse il potente esercito nazifascista. Prima città d’Europa a liberarsi con il suo popolo dal nazismo e dal fascismo. Se si continuano a consentire comizi e manifestazioni neofasciste facendole passare per esercizio della democrazia significa autorizzare l’inizio della fine della democrazia. È da qui che si crea il clima brutto che si respira e che deve essere sconfitto. L’eversione non può divenire normalità. Vogliamo Stato e Popolo uniti a difesa della Costituzione e dei suoi valori antifascisti inviolabili. Napoli prima, ora e sempre antifascista.”

Motivo delle farneticanti esternazioni che lo accomunano sempre più a “Donna Prassede da Jesi” è l’ennesimo composto e pacifico pienone che ha fatto registrare Casapound in un incontro all’Hotel Ramada dove Simone De Stefano parlava ai napoletani di diritto alla casa; di lavoro e di ricostruzione morale e non di “ricostituzione” di partiti morti e sepolti oltre 70 anni fa. Ma ai nostalgici dei cupi anni di piombo, a quella sinistra disperata per il 4 marzo sempre più vicino, la cosa proprio non va giù. Per la cronaca, solo 20 dei circa 200 violenti dei centri sociali sono stati fermati.